Energia e clima: ipocrisia tedesca

La Germania chiuderà nel 2022 le sue sei centrali nucleari operative e, invece, solo nel 2030 le sue centrali a carbone lignite, il più inquinante. E’ il drammatico e costoso paradosso della politica tedesca e del nuovo governo rosso-giallo-verde, che getta un’ombra su tutta la politica “climatica” tedesca fatta di declamazioni fideistiche sulla decarbonizzazione, ma di fatti che vanno in direzione opposta.

Merkel, almeno con meno ipocrisia, aveva promesso la chiusura del carbone nel 2040. L’ansia della coalizione “semaforo” di presentarsi con un obiettivo “climatico” fa anticipare l’abbandono (a parole) al 2030. Una pura promessa (intanto si protesta,  in Germania, per l’ennesima demolizione di cittadine sacrificate alle miniere di lignite a cielo aperto). Chiudere il nucleare prima del carbone è un “paradosso” carico di conseguenze negative per la Germania (ma le ombre riguarderanno la credibilità dell’intero Green Deal europeo). La Germania proclama più rinnovabili ma (anche per sostituire il nucleare) è costretta a continuare col carbone e puntare sull’importazione di gas russo. In ogni caso gas, carbone (fino al 2030 ) e rinnovabili non bastano, nei conti del fabbisogno elettrico tedesco, a rendere la Germania autosufficiente. I tedeschi stanno per piombare nel tunnel del “modello” italiano: alto prezzo dell’energia, dipendenza dai fossili, importazione crescente di energia elettrica dai paesi confinanti. Con la beffa: la Germania, come l’Italia, chiuderà le sue centrali per importare energia nucleare dai vicini (che hanno tutti centrali attive o programmi di nuove centrali). Insomma,  la Germania, che chiude le sue centrali,  per ossequio ai Verdi (e a decisioni sul nucleare prese in tempi astrali diversi) parla in pubblico contro il nucleare (si veda l’opposizione al suo inserimento nella Tassonomia), ma poi dipende del tutto dal successo dei programmi nucleari dei propri vicini (a partire dalla Francia), che le servono per stabilizzare il proprio bilancio energetico. Ipocrisia e paradosso. Ventuno noti ambientalisti e accademici tedeschi hanno chiesto al governo tedesco di ricredersi e di prolungare la vita delle proprie 8 centrali nucleari. I politici sono in imbarazzo. Da ogni punto di vista, sarebbe la scelta più logica.

Ma, per ragioni politiche e non climatiche, energetiche o economiche, la Germania è bloccata sulla scelta più illogica.

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