Nella riduzione dei costi la chiave della competitività del nucleare

La centrale nucleare di Taishan (EPR), in Cina (foto CGN)

E’ opinione comune che l’energia nucleare non sia economicamente sostenibile per l’incertezza dei costi e dei tempi di realizzazione, che in genere tendono a lievitare di molto rispetto a quanto preventivato, in alcuni casi causando anche l’abbandono del progetto.

Tuttavia, ad una più attenta analisi, questa dinamica appare tutt’altro che generalizzata, ma limitata ad alcuni, seppur significativi, casi: Olkiluoto 3 in Finlandia, Vogtle 3 e 4 negli USA, Flamanville in Francia, per citare quelli più recenti.

Di converso, le recenti realizzazioni in Cina, Russia, Corea ed Emirati Arabi Uniti dimostrano che si può costruire nucleare nei tempi e nei costi stabiliti.

A queste conclusioni giunge il rapporto della Nuclear Energy Agency (in seno alla OECD, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) intitolato Unlocking Reductions in Construction Costs of Nuclear presentato recentemente in un webinar.

Dal rapporto si evince che il più elevato fattore di rischio è rappresentato dalla scelta di progetti first-of-a-kind, ovvero i primi esemplari di un determinato design.

La standardizzazione è quindi rilevante nella riduzione dei costi, dunque i programmi nucleari che puntano su un design già affermato, o per lo meno sulla costruzione di una flotta di centrali dello stesso design, sono più sostenibili economicamente. Ad esempio, la costruzione della seconda unità di Hinkley Point C mostra già benefici in termini di tempi e costi rispetto alla prima unità, e si prevedono ulteriori miglioramenti nei tempi e costi di costruzione delle due unità della centrale di Sizewell C, EPR gemelli delle unità di Hinkley Point.

Un ulteriore elemento di riduzione dei costi è apportato dalla stabilità e dalla prevedibilità dell’assetto normativo. Ad esempio, confrontando il costo capitale (al netto degli interessi, Overnight Cost) di Flamanville 3 con le unità 1 e 2 della centrale cinese di Taishan (entrambe EPR) si nota che il primo si situa intorno a 7500 €/kW mentre il secondo si ferma a 2900 €/kW. Evidentemente, aldilà delle differenze politiche e culturali tra Francia e Cina, la determinazione nel perseguire il programma nucleare fa la differenza. Prova ne sia che in passato la stessa riduzione dei costi che oggi si osserva nei programmi nucleari in Cina e Russia si osservò nei programmi nucleari francese degli anni Ottanta e giapponese degli anni Novanta.

Nel breve medio termine il rapporto dunque vede come vincenti sul piano della sostenibilità economica i programmi nucleari che si affidano a design maturi da costruire in serie, con il corollario di un supporto governativo che si traduca sia in sostegno finanziario (almeno in Occidente e per una fase di transizione), sia in un quadro normativo e di assetto del mercato chiaro e stabile. Senza trascurare di curare la filiera industriale necessaria al programma stesso, nonché una continua attenzione all’innovazione tecnologica e alla coltivazione dei talenti.

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