Pochi giorni fa è partita la missione IAEA di supporto ed assistenza all’impianto nucleare di Zaporizhzhzya.

La centrale è sotto il controllo russo da Marzo, è operata da personale ucraino e nelle ultime settimane è stata oggetto di ripetuti attacchi. La missione ha lo scopo di verificare ed assicurare la sicurezza e le salvaguardie nucleari.

A questo proposito, il commento del nostro Presidente:

Un italiano, l’ingegnere nucleare Massimo Aparo, tra gli ispettori di Zaporizhzhya. E in Italia si scatena lo stupore mediatico! Come se gli esperti di nucleare in Italia fossero degli strani marziani. La cancel culture sul nucleare ha lavorato nel profondo. Si dimentica che siamo il paese di Enrico Fermi, della sua grande scuola di fisica nucleare. E di Enrico Mattei che realizzò la prima centrale nucleare italiana anticipando altri Paesi europei e del mondo. E che, con Felice Ippolito, e una valorosa equipe di managers pubblici e privati, di accademici e ingegneri, fisici, chimici, fece dell’Italia, nel primo quindicennio del dopoguerra, la terza potenza nucleare del mondo.
Siamo il paese che, dopo il 1987, resistendo all’offensiva della cancel culture antinucleare, ha mantenuto uno straordinario presidio di attività e progettazione nucleare: con imprese come Ansaldo Nucleare e decine di altre, con enti come l’Enel, l’Enea o l’Infn, con le principali università italiane-Torino, Milano, Bologna, Padova, Pisa, Roma, Napoli, Palermo- che mantengono attività didattica, corsi di laurea e partecipazione, da protagonisti, ai principali progetti nucleari in corso nel mondo: dalle centrali di terza generazione a quelle di quarta e alla fusione nucleare. Per questo è ridicolo stupirsi di un italiano, l’ing. Aparo, che oggi presiede il più delicato organismo dell’IAEA, l’agenzia di sorveglianza delle attività atomiche del mondo e ne è vicedirettore.
È l’ennesima dimostrazione che la propaganda antinucleare in Italia è un disco rotto: non siamo un Paese denuclearizzato (cosa fisicamente impossibile); non è vero che non avremmo le basi, la scuola e le competenze per rientrare nell’energia nucleare. Anzi, abbiamo le risorse umane e di competenza per farlo, rientrando dalla porta principale. E questa, vedrete, è una verità che non appartiene ormai solo alla comunità nucleare italiana, di cui l’ing. Aparo è espressione. Aprite gli occhi, voi attempati denigratori della scuola nucleare italiana e giù il cappello al prestigio dell’Italia Nucleare, erede di Enrico Fermi.

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